Provincia di Chieti - Testata per la stampa

Lavorazione del Legno

Mappa della provincia di chieti con indicati i comuni con laboratori di lavoraqzione del legno

Il settore artigiano della lavorazione del legno, incidendo su uno degli ambiti più vitali per le comunità, è uno dei più diffusi sul territorio della Provincia anche se la sua delimitazione specialistica è molto ampia andando dalla carpenteria navale e dunque la cantieristica, alla tornitura, a bottai e tinai (concentrati a Castiglione Messer Marino), ai fiammiferai.

A Pretoro si trovano tornitori il cui modello organizzativo è evidente nel Catasto Onciario del 1745 delineante un regime economico di monospecializzazione e alto livello esecutivo sostanzialmente integro per tutto il XVIII sec. allorchè notava il Sacco come esistessero varie fabbriche di lavori in legno fatti al tornio, i quali lavori sono fatti col più fino gusto, e costituiscono un campo di commercio molto esteso. Così la produzione di fiammiferi a Vasto nel 1895 documenta la fabbrica Tenore che impiegava 17 operai.

Nella sola Vasto nel XIX sec. operavano infatti ben 12 falegnamerie generiche con 25 addetti ma vi erano pure 4 botteghe di impellicciatori o scrittoriari, da riferire al mobile d'arredo intarsiato e degli scrittoi; a costoro andavano poi aggiunte due botteghe una di indoratore e l'altra di torniero (tornitore).

Sul tipo di mobilio che circolava l'Inventario delle robbe che sono nelli appartamenti di S.Altezza compilato in Vienna il 19 luglio 1706 e relativo al Palazzo D'Avalos a Vasto indica sedie con legni dorati individuate più che altro dalle tappezzerie di drappo chiamato Trippetta, alàc, velluto cremesi guarnite con oro, drappo d'oro di Persia, broccatello rosso, panno rosso e panno rosso con francie d'argento, velluto cremisi con trene d'oro e colle sopraveste (fodere) di Sangallo rosso. Alle sedie fanno capo i vari tavoli con piano in pietra, indorati in tutto e per tutto oppure ta­volini da giuocare di broccatello, guarniti con francie di seta rossa e gialla o anche di rasetta o broccatello e francia d'oro, tavolini d'ebano liscio, d'ebano, guarnito d'avorio, intagliati con legno tinto, di noce e noce ornato, una tavola grande con una sopracoperta di semplice tela turchina poi scrivania tutta negra, scrittoio con vernice negra, lavorato in arabeschi.

Le specchiere sono di vario tipo: con specchi grandi, ornati, guarniti con cornici di oro e cristallo, colla cornice di cristallo, con cornici controtagliate et indorate, con cornice dorata o negra e vanno abbinati ai canapé di velluto cremisi, trenati tutto d'oro.
 
I complementi d'arredo comprendono scarabatti (vetrinette) d'ebano contornati di tartaruga. Varie buffette (credenzine) histo­riate con avorio o d'ebano, guarnite d'avorio come anche di ebano, guarniti con ottone dorato sono due cassettini.

Seguono poi lampadari di legno indorati a falso (cioè non in foglia d'oro), Paggi di legno o con cornice negra ad arabescata, horologi a piramide (da terra), baulletti d'ebano guarniti d'ot­tone e pietre, cartiere (porta documenti) di legno con vernice negra ed oro arabescata, baldacchini di Damasco rosso, con trene d'oro, scrigni d'ebano, guarniti con avorio e statuette e infine scaldapanni con coper­tone di broccatello e trena rossa, stipi, cantarani (cassettoni) di noce, scalini (poggia piedi) di legno e casse a banco (cassapanche).

Quanto e quale di questi arredi sia produzione locale e quanto provenga da Napoli o da altre residenze è impossibile dirlo, Vasto aveva però propri affermati ebanisti come i Monacelli nella Lista degli Elegibili del febbraio del 1825 definiti tali e poi il figlio del falegname Francesco Saverio Pietrocola ossia Michele. Il Sotto Intendente segnalava pure, per le esposizioni napoletane, il lavoro del giovane Filoviano Pietrocola che comunque aveva lasciato di interessarsi all'artigianato perchè niuno incoraggiamento ricevè e dunque egli credeva inutile ogni occupazione. Il Pietrocola, che aveva solo sedici anni, era guidato da un genio soprannaturale circostanza che avrebbe dovuto spingere a ricordare (sosteneva l'Intendenza) che Michelangelo, Raffello o il Correggio non sarebbero mai stati quello che furono senza ricevere almeno qualche forma d'incoraggiamento dai loro mecenati.

Nel 1847 è ancora maestro ebanista in Vasto Giuseppe Marchesani mentre il fratello Andrea sarà qualificato pittore nel 1860: Giuseppe è menzionato in merito ad una fornitura di mobili per la casa comunale tra cui un divano alla turca in massello di noce con struttura interna in pioppo e una poltrona per il sindaco il tutto comprensivo anche della tappezzeria. La lavorazione del legno per mobili nella seconda metà del XIX sec. si concentra invece a Chieti con il mobilificio Garzarelli e a Gissi secondo i dati del 1929 dell'Ufficio Provinciale dell'Economia e dell'Elenco degli esercizi industriali e commerciali.

 
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