Home » Artigianato Artistico > Lavorazione del ferro battuto
Nonostante il giudizio del Galanti secondo cui in Lanciano si producessero molti lavori dozzinali in ferro, tanto complesse e raffinate erano invece le lavorazioni locali che Tommaso Garzoni nella Piazza Universale di tutte le professioni del mondo non esitò ad affermare che i maestri più eccellenti degli altri in Italia sono i Lanzanesi, et poi i Milanesi.
Come già notava il Longano nel 1786, nonostante la forte concorrenza del Molise in grado di profittare del gran passaggio de' forestieri, essendo massime oggi (le regioni molisane) come la porta degli Apruzzi, da qui provenivano lo stesso falci, falcioni, vanghe e vomeri anche se tra tutte le lavorazioni la più raffinata era quella delle serrature che vanno dall'ordinaria produzione come quelle per le scuole pubbliche di Vasto nel 1853 commissionate al maestro ferraro Gennaro Palazzo a vere e proprie opere d'arte.
Le cancellate poi sono spesso disegnate da tecnici come nel caso del cimitero di Castiglione Messer Marino opera di Francesco Benedetti sul finire del XIX sec. o l'altra studiata da Nicola Maria Pietrocola nel 1839 per proteggere la fonte della Piazza di Vasto dall'abbeverata abusiva degli animali qui portati nonostante fosse stata dalla municipalità predisposta apposita vasca nell'esterna fonte della Porta Palazzo. Nel 1930 i fratelli Ranieri di Guardiagrele in associazione con il laboratorio Rodolfo Napoleone di Ortona a Mare realizzano le opere in ferro, disegnate dall'architetto Guerra, per la Camera di Commercio di Chieti. Si tratta però, con qualche eccezione (come per il Benedetti) di opere modeste infatti gli stessi cancelli che l'ingegnere Luigi Dau di Atessa lascia nei suoi progetti cimiteriali sono ripetitivi, del tutto elementari e forse adatti a maestranze poco avvezze a lavori di grande respiro compositivo.
Nello Stato dimostrativo di tutte le arti o mestieri ed industrie relativo a Gissi nel 1806 i due ferrai del luogo sono infatti definiti: poveri, imperfetti ed insufficienti a fornire la patria de' lavori necessarj e i sindaci di Vasto, Atessa, Bomba e Castiglione, tutti capoluogo di circondario o distretto, alla richiesta dell'Intendenza di informazioni sull'attività artigiana dei rispettivi territori da inviare alla Solenne Esposizione in Napoli che si sarebbe tenuta nel maggio 1842, risposero che nessun artigiano aveva detto di possedere alcunchè di rilevante ma che tutti si sarebbero impegnati per un anno successivo che non sarebbe mai venuto.
In questo contesto apparentemente sfavorevole va però evidenziata la concorrenza funesta che, ogni giorno, gli stabilimenti meccanici fanno della nostra piccola industria conseguenza della Rivoluzione Industriale in atto e del grande progresso tecnologico che l'accompagnava così, se nell'ammirare e premiare con medaglia d'argento del Ministero una serratura di ben 162 pezzi e sette diversi congegni di chiusura realizzata dall'artefice espertissimo di Vasto Luigi Mariani, si sottolinea la qualità ottenibile dalla piccola bottega, il prezzo concorrenziale e la perfezione meccanica e innovativa, purtuttavia appare piena la coscenza dell'impossibilità di lottare contro una meccanizzazione che diventa sempre più incombente e minacciosa.
A Lanciano la fabbrica di cerniere dei fratelli Valentii rientrava nell'ambito di un'attività artigiana tanto sviluppata da avere una propria chiesa (S.Nicola de' Ferrari) e così ricca di creatività che nel 1840 l'Intendente provinciale sollecitava i lancianesi a partecipare alla Solenne esposizione in Napoli delle Manifatture del Regno che aveva un ritmo biennale, con la propria produzione di lavori di ferro. Nel 1856 infatti il Registro della popolazione elencava in Lanciano 714 artigiani di cui ben 166 (circa il 23%) addetti a mansioni varie come ferrai o stagnari e tra i 31 artigiani vari erano armieri.
Nel 1877 i Valentii erano specializzati nella realizzazione di cerniere per porte a vento e forbici per arricciare le vesti ma vi erano, sempre a Lanciano, anche officine per la produzione di bilance e stadere e altri attrezzi di pesa e misura (Nicola Tucci e Paolo Pasquii) o di lime e altri accessori metallici benchè si trattasse, in genere, di manufatti abbastanza buoni, ma non tali da eguagliare, per tempera, le lime inglesi.
Le officine metallurgiche derivate direttamente dall'opera dei fabbri riescono comunque a sopravvivere per tutto il secolo concentrandosi nel 1895, secondo le Notizie sulle Condizioni industriali delle Province di Aquila, Chieti e Teramo,anche in centri minori come Carunchio dove ve ne sono quattro addette alla produzione di attrezzi per l'agricoltura e ferramenta per porte e finestre, mentre ai primi del '900 a Francavilla al Mare operava l'Officina Meccanica Michetti, ad Orsogna quella di Giovanni Saraceni e ad Ortona a Mare l'altra appena menzionata di Rodolfo Napoleone le ultime due entrambe per la lavorazione del ferro battuto.
Data Ultima Modifica:
26 Maggio 2011