L'oreficeria forse più che altre forme di artigianato, si avvicina alla soglia sottile che separa l'artigianato dall'arte vera e propria: gran parte degli interventi riguardano infatti quelle liturgiche considerato come solo in misura minore le altre realizzazioni, di solito affidate alla committenza privata, siano documentabili.
Un buon esempio di oreficerie private per uso domestico è comunque dato dall'Inventario delle robbe che sono nelli appartamenti di S.Altezza nel Palazzo D'Avalos a Vasto stilato in Vienna il 19 luglio 1706. Tra gli oggetti preziosi domina l'argento che si trovò in manufatti sia d'uso quotidiano che liturgico: tra i primi una lampada tutta d'argento massiccio con 18 lumiere e un'altra con ottoe ancora guantiera, due campanelli d'argento dorato di cui uno con Arme della Casa a mezzo rilievo anch'esso in argento dorato, cartiera verde con calamaro di areniera d'argento, calamaio e polveriera con un moro che sostiene il candeliere, specchietto con cornice e fondo coll'Arme di S.A., due scatole per sfumicare e piccola profumiera senza coperchio tutti manufatti in argento massiccioper alcuni dei quali si indica pure la tecnica di lavorazione come il caso della guantiera d'argento dorato, lavorata a punta di diamante.
Gli oggetti complementi d'arredo hanno spesso particolari in argento come il capo fuoco con quattro pomi d'argento e tenaglie e paletta anche con pomi d'argento, altri due capifuochi coi pomi grandi d'argento massiccio e coi suoi finimenti interi guarniti d'argento o un letto di scarlatto, guarnito d'argento coi loro pomi.
Tra gli oggetti liturgici, relativi alla cappella o alle stanze da letto, fu inventariato invece un quadro di S.Gaetano in pietra, con cornice tutta d'argento e fettuccia cremisi ed oro, Volto Santo su rame, colla cornice tutta d'argento, ed una fettuccia cremisi con argento, quadretto di S.Antonio, con cornice tutta d'argento, statuetta di S.Nicola di Bari di ottone dorato, fregiato di argento, quadretto di S.Antonio, colla cornice tutta d'argento, acquasantiera tutta d'argento massiccio, colla fettucela cremisi, croce d'argento col crocifisso anche d'argento dorato inoltre appare la lavorazione a filigrana in argento in un quadretto della Concezione, con cornice d'ebano e in sette quadretti con Agnus Dei ed altre figurine tutte guarnite d'argento.
Altre tecniche appaiono in un quadro di avorio, rappresentante il Battesimo di Nostro Signore con cornice d'ambra et argento coll'arme del Gran Maestro di Malta e in due quadretti tutti d'argento, con cornici di tartaruga fregiati di argento allusione probabilmente ad intarsi o ageminature in argento. L'oro appare in tutte le decorazioni di mobili e soprattutto, tessuto o bordato, tendaggi ma come metallurgia solo in due specchi grandi, ornati, guarniti con cornici di oro e cristallo.
Il campo dell'oreficeria liturgica è ovviamente molto ampio non essendoci comunità che non abbia dotato la propria chiesa di argenterie, nella parrocchiale di S.Silvestro papa di Montazzoli due calici sono con piede in rame dorato e sottocoppa decorata con rilievi di fogliame e cherubi lavorato a sbalzo e con rilievi di ovoli, fogliame stilizzato, cartocci con volute, grappoli d'uva e cherubi d'argento ed entrambi databili al XVII sec. mentre del XVI sec. dovrebbe essere una croce processionale in rame dorato costituita da un crocifisso argenteo cesellato e un grande nodo inferiore attribuito (come per la croce di Roccaspinalveti) all'orafo Nicola da Guardiagrele.
In genere però l'oreficeria liturgica è ascrivibile alla scuola napoletana come l'ostensorio d'argento cesellato del 1792 piuttosto che ad una consolidata tradizione di artigianato artistico locale. Le tecniche si esercitavano in ogni caso anche nel settore manutentivo come appare nel 1828 quando Biase Antonio si offrì di fare la manutenzione degli oggetti liturgici della parrocchia di Fresagrandinaria eseguendo l'argentatura dell'incensiere e la doratura con oro zecchino di tre calici.
Fa eccezione la lavorazione degli argenti a Guardiagrele, assurta alla notorietà grazie soprattutto all'orafo Nicola da Guardiagrele anche se la Cronaca del frate Colagreco la anticipa al VI sec. sostenendo vi fossero artefici argentieri già da allora e anzi citandone uno nomato Giovanni Battista Uranio vissuto 103 anni. Nel corso del XV sec. vi operava invece il fonditore Albertus, ma anche noti saranno i due fonditori Luca e Giovanni da Guardiagrele che lasciarono fusioni e lavori di cesello ad Orsogna, nella stessa Guardiagrele e a Vasto circostanza ricordata dall'abate Pietro Pollidoro nel mss. Antichità Frentane quando accenna alle arti metallurgiche di Guardiagrele.
L'Esposizione Artistica Industriale Didattica della Società Operaia di Mutuo Soccorso della Regione Abruzzo tenutasi a Chieti nel settembre del 1880 evidenziò tuttavia tra gli espositori ormai un solo orafo produttore, quel De Matteo che smerciava nel circondario di Lanciano e in alcuni paesi del vastese e la situazione generale è ben sintetizzata dal giudizio della commissione: i nostri artefici, se potessero estendere il loro commercio anche fuori delle nostre province, troverebbero modo di migliorare l'arte loro coll'aiuto dei capitali e delle macchine, delle quali generalmente si difetta.