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Provincia di Chieti - Testata per la stampa

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Ceramica

Mappa della provincia di chieti con indicati i comuni con laboratori di ceramica

La ceramica come settore dell'artigianato deriva in parte dalla disponibilità di materiali e produzioni associate, spesso più modeste, come quella in primo luogo delle materie prime e poi di manufatti d'uso quotidiano e spicciolo come le stoviglie ed è una delle forme più antiche di attività. Nel 1165 infatti il piano di generale riordino del monastero di S.Giovanni in Venere a Fossacesia voluto dall'abate Oderisio II prevedeva proprio l'impianto di una fabbrica di ceramiche nella valle del torrente Olivello di proprietà dei monaci.
A Pretoro i Taddei, utilizzando le acque del fiume Foro come sorgente energetica, progettarono invece la realizzazione di uno stabilimento che avrebbe dovuto produrre ceramica faentina: tale impianto si affiancava alla realizzazione, nel 1812-13, di un mulinello per macinare forse prodotti chimici e materiali necessari alla fabbrica. La ceramica nella sua forma più elementare è formata infatti da un impasto a base di argilla sottoposto ad un processo di cottura ad alta temperatura ben diverso dalla maiolica o faenza dove un corpo poroso viene rivestito di vernici alcaline o a base di ossidi metallici (come piombo o stagno) dette vetrine perché ad alta temperatura vetrificano.
Anche il fiume Aventino alimentava nel 1899 diversi mulinelli adatti alla miscelazione dell'impasto di stagno, piombo e silice necessario alla preparazione dello smalto per stoviglie che si lavoravano a Palena. Sempre a Pretoro operava nel 1845 anche uno dei Cappelletti di Rapino, Daniele, in una bottega di vasaio: i Cappelletti avevano in Borgo Piano infatti una fabbrica di ceramiche insieme all'altra di maioliche abruzzesi dei Bozzelli.
La fabbrica di stoviglie Calvi, avviata nel 1865 con un operaio venuto da Chieti e nel 1885 ancora in funzione nei pressi del fiume Sinello non lontano da Casalbordino usava argille del posto con cinque operai tutti della stessa famiglia del conduttore che avrebbero avuto diritto ad un compenso di una lira al giorno. L'impianto cuoceva in un forno a due camere, ciascuna delle quali era in grado di contenere circa 200 pezzi assortiti ma la produzione annua non era che di un migliaio di pezzi che non andavano oltre il mercato locale o mandamentale con una rendita complessiva, allora, di circa 400 lire. Un'altra fabbrica di ceramica si trovava a Lama dei Peligni e sfruttava, ai primi del '900, l'energia elettrica prodotta dalla centrale Verlengia.
Forni a riverbero erano pure adoperati per la produzione del vasellame in terracotta che nel 1806 era lavorato a Vasto da tre fabbriche con sei operai complessivi e a Casalbordino da due forni da vasellari o siano vasi e creta su di cui viene espresso anche un giudizio complessivo in questi termini: i nostri vasellai forse sono industri ma ignoran l'arte di affinar le crete ed applicare i colori, onde appressarsi alla maiolica. La fabbrica di stoviglie aperta nel 1812 a Vasto ebbe tuttavia scarso successo nonostante per la direzione fossero stati chiamati da Napoli due maestri esperti. Secondo lo Stato quinquennale dell'anno 1832, il quadro delle attività industriali annoverava in Lanciano tre fabbriche di stoviglie mentre i cosiddetti artieri sono moltissimi... e vestono civilmente, ed han tutti i comodi della vita il che dimostra come questa forma d'artigianato fosse ben florida. Nel 1835 Giuseppe Del Re nella Descrizione topografica fisica economica politica de' reali Dominj al di qua del Faro nel Regno delle Due Sicilie accenna a quest'attività: si migliorò (in Lanciano) la plastica figurata e semplice visto che l'antica arte etrusca di formar vasi, anfore e lucerne dì creta, lavorate con eleganza, era caduta in obblio. Venne a poco a poco riprodotta, e portata a motto giusto nel Secolo XV.

 
 
 

Data Ultima Modifica:
26 Maggio 2011