Provincia di Chieti - Testata per la stampa

Sartoria

Mappa della provincia di chieti con indicati i comuni con laboratori di sartoria

La materia prima del settore artigianale della confezione traspare dagli atti notarili e in particolare dai contratti di matrimonio in cui la dote viene dettagliatamente descritta, questa includeva nel XVIII-XIX sec. rasi, velluti, tocca, mantelline di seta o tela d'Olanda, colletti e cuffie in seta, maniche di tele lavorate a filo, camiciole con maglie in oro.

A fianco però degli atti notarili di un certo interesse documentario è la descrizione che il Marchesani desume per i costumi vastesi, più che dall'oleografia dell'epoca, tipo gli acquerelli realizzati per la Reale Fabbrica di Porcellana dietro suggerimento a Ferdinando IV del suo direttore marchese Domenico Venuti da Cortona, dagli ex voto della cappella della Santa Spina o dell'Addolorata di Vasto che rappresentano nella prima metà del XIX sec. uomini in calzoni stretti al ginocchio, calze bianche e scarpe con fibia, saii in pelle o seta e donne in veste e sopraveste con grembiule, corpetti e fazzoletti.

Che per la sartoria di vera e propria arte corporativa si trattasse è testimoniato dal culto di S.Bonomo il cui dipinto era venerato dal ceto dei sarti nella Vasto della fine del '600 nella chiesa di S.Giovanni Gerosolomitano o dei Cavalieri di Malta sul cui altare l'effige si trovava e per la quale la categoria versava agli Spedalieri una libra di cera bianca all'anno oltre a curare il costo e la manutenzione delle relative funzioni sacre.

L'imposizione fiscale che gravava sui vari stadi del sistema, dalla filatura alla confezione, giustificava forse il contrabbando se l'intercettazione dell'agosto del 1855 non deve considerarsi sporadica: in quell'occasione infatti il carico, a parte due sacchi di caffè, compredeva solo prodotti tessili confezionati, dalle tele di lino, ai fazzoletti di cotone, all'iricò in lana, gilè di cotone e un taglio di castoro oltre a vari altri tessuti. Lo scarico clandestino era avvenuto nei pressi della Cala di Vignola a Vasto.

Per quanto non possano considerarsi rappresentative in senso assoluto corrispondendo ad una minima parte degli abitanti attivi di ogni comunità, tuttavia le Liste degli Elegibili relative al XIX sec. consentono di evidenziare almeno una concentrazione relativa degli addetti di sartoria in considerazione di quanto queste venissero compilate tenendo conto delle forze vive e produttive di ogni singolo abitato. Per quanto riguarda la sartoria gli stessi dati relativi al censimento murattiano del 1806 sono da considerarsi, benchè assoluti, nel complesso parzialmente attendibili perchè incompleti o lacunosi.

In merito invece ad un sintetico giudizio sulla qualità del prodotto non sembra ci si possa troppo allontanare dal parere espresso più in generale sulle proprie manifatture dal comune di Furci secondo cui: le notate arti non sono culte perchè li artieri non hanno appreso l'arte in città.

Dai dati comunque verificabili i centri in cui l'attività sartoriale appare più sviluppata erano quelli che in qualche modo potevano attingere a centri di produzione locale sviluppati come i panni delle comunità della Valle dell'Aventino. Nel complesso, e ricordando come il Catasto Onciario di Montazzoli del 1743 indicasse già un sarto tra le attività artigianali del luogo, può ritenersi che l'attività manifatturiera connessa alla confezione delle fibre tessili abbia manifestato durante tutto il XIX sec. una sostanziale vitalità pur in un'elaborazione finale dei prodotti non eccellente e che nel suo insieme abbia esercitato una funzione prevalentemente di copertura della richiesta locale media e rivolta al mondo rurale e piccolo imprenditoriale ricordando quanto le classi abienti si rifornissero per il proprio guardaroba di solito nella stessa Napoli.

Tutti gli altri mestieri sono rappresentati in maniera estremamente contenuta a Gessopalena nel Catasto Onciario del 1741 forse con l'eccezione di sarti e cucitori (cositori) tenendo conto come quest'ultimi fossero una specializzazione dei primi e ambedue le attività appaiono floride probabilmente per una certa affinità ancora con la lavorazione laniera chiudendone l'ultima fase della confezione. Tutti sembrano pressochè esclusivamente concentrati nella famiglia Mancini: quella di Gaetano che lavora con i figli Carmine Pasquale e Domenico e l'altra del cositore Gervasio che impiega i figli Francesco e Giovanni e ancora nelle botteghe dei due Mancini Pasquo e Tommaso ambedue cositori.

 
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