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Provincia di Chieti - Testata per la stampa

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Lavorazione del bronzo

Mappa della provincia di chieti con indicati i comuni con laboratori di lavorazione del bronzo

La tecnologia del bronzo alludeva in origine al gruppo delle leghe di rame in cui era lo stagno a costituire il solo, o almeno il principale, elemento di allegazione. In seguito il termine indicò numerose altre leghe in cui lo zinco non fosse però l'elemento preponderante che identifica invece un altro prodotto, l'ottone che ha una sua specifica connotazione identificabile con gli ottonari. La fusione avveniva in forni a crogiolo aggiungendo al rame fuso il legante. Il bronzo con meno del 10% di stagno è alla base della produzione di monete, medaglie ed oggetti d'arte mentre quello da campane arriva al 18-25% con un'ottima sonorità (danneggiata dall'aggiunta, contrariamente a quando popolarmente si creda, dell'argento).

In particolare per la statuaria, oltre allo stagno, si aggiungono piccole percentuali di zinco e piombo per una buona scorrevolezza e dunque poter riempire la forma riproducendo anche i particolari più minuti. La resistenza è minore di quella dei bronzi al solo stagno mentre i manufatti acquisiscono col tempo una colorazione verdastra (bronzo antico). Con varie tecniche (come l'ossidazione superficiale o la bagnatura con sali di rame, zolfo-aceto o comune e così via) possono assumere colori dal rosso bruno, al purpureo dando origine alla tecnologia della matallocromia.

L'abate Pietro Pollidoro nel mss. Antichità Frentane nell'accennare alle arti metallurgiche di Guardiagrele alludeva anche a quelle derivate e dunque alla fusione di metalli così detti inferiori di cui esistevano varie tipologie dalle lucerne, ai candelabri, ai mortai e ad altri generi diversi smerciati poi nell'area frentana e nelle regioni limitrofe. Il Pollidoro ricordava pure il maestro fonditore Giovanni menzionato sulle armi (artiglierie) fuse per i Caldora a Vasto.La circostanza è confermata dal fatto che nel 1500, secondo lo storico De Luca, Gli artisti splendevano in questa età, nonchè gli artisti meccanici, giacchè erano ricercati da' forestieri metalli fusi, acciai temperati e mol­tissimi prodotti che vi si lavoravano.

Un ramo molto specializzato della lavorazione del bronzo era quello della fusione della campane per uso liturgico, forma d'artigianato quest'ultima appannaggio quasi esclusivo della numerosissima famiglia di campanari di Agnone Marinelli presente sull'intero territorio della Provincia di Chieti talvolta insieme a famiglie pure agnonesi come i Camerchioli o Saja. Di fatto i Marinelli lasciano uno spazio marginale ad altre botteghe di fonditori che operano poco e per brevi archi di tempo negli spazi lasciati loro liberi.

Tra questi i Fasoli di Chieti associati ai Nicelli in una bottega derivata da un matrimonio tra famiglie e da una precedente bottega che nel 1769 era definita di ottonaro indicando come la provenienza di questo tipo di artigiani potesse a volte derivare da campi disparati della metallurgia, ma pur sempre affini.

L'area di operatività della bottega si colloca negli anni compresi tra il 1775 e i primi del XIX sec. e copre quasi l'intero territorio provinciale da Roccaspinalveti, Carunchio, Celenza sul Trigno, ad Atessa, Casoli, Archi, Lama dei Peligni, Lanciano talvolta, seppure raramente, associati ai Marinelli o ai Saja nella campana di S.Martino del S.Leucio di Atessa ma con una capacità operativa anche fuori provincia. Loro opere si trovano infatti ad Alanno, Nocciano, Musellaro, Bolognano, Lettomanoppello fino ad Ascoli Piceno dove Luigi, figlio di Francesco Antonio e marito della sorella di Giuseppe Nicelli, nel 1779, rifonde nella chiesa di S.Francesco la campana già fusa nel 1577 da Giuseppe Meo o Mei altra famiglia di Agnone trasferitasi a Chieti e poi ad Ascoli Piceno.

Come i Fasoli anche quella dei De Ninis di Lanciano è una piccola bottega artigiana non paragonabile ai Marinelli e anzi incentrata su Giuseppe attivo tra il 1586 e il 1608 con un profilo operativo che da Lanciano, dove nel 1606 aveva fusa la campana maggiore della chiesa di S.Maria del Ponte, l'aveva spinto verso nord fino a Loreto Aprutino, Crognaleto e Montorio al Vomano.

Oggi la lavorazione del bronzo avviene in bottega affidandosi ai mezzi e alla viabilità moderna per i trasporti anche a grande distanza, ma lo stesso non poteva dirsi in passato quando oggetti di peso rilevante dovevano essere ideati, progettati e realizzati sul posto stesso dove avrebbero dovuto essere messi in sito, questa condizione fece in modo che la bottega di campanaro fosse itinerante a tutti gli effetti.

 
 
 

Data Ultima Modifica:
26 Maggio 2011